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Bible in 90 Days

An intensive Bible reading plan that walks through the entire Bible in 90 days.
Duration: 88 days
Nuova Riveduta 2006 (NR2006)
Version
Ecclesiaste 3 - Cantico dei Cantici 8

Per tutte le cose c’è un tempo fissato da Dio

(A)Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato, un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per fare cordoglio e un tempo per ballare, un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttar via, un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare; un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora? 10 Io ho visto le occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. 11 Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta. 12 Io ho riconosciuto che non c’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, 13 ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio. 14 Io ho riconosciuto che tutto quel che Dio fa è per sempre; niente c’è da aggiungervi, niente da togliervi; e che Dio fa così perché gli uomini lo temano. 15 Ciò che è, è già stato prima, e ciò che sarà, è già stato, e Dio riconduce ciò che è passato.

L’Ecclesiaste paragona l’uomo agli animali

16 (B)Ho anche visto sotto il sole che nel luogo stabilito per giudicare c’è empietà, e che nel luogo stabilito per la giustizia c’è empietà, 17 e ho detto in cuor mio: «Dio giudicherà il giusto e l’empio, poiché c’è un tempo per il giudizio di qualsiasi azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni opera». 18 Io ho detto in cuor mio: «Così è a causa dei figli degli uomini, perché Dio li metta alla prova, ed essi stessi riconoscano che non sono che bestie». 19 Infatti, la sorte dei figli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e alle altre tocca la stessa sorte: come muore l’uno, così muore l’altra. Hanno tutti un medesimo soffio, e l’uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia, poiché tutto è vanità. 20 Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere e tutti ritornano alla polvere. 21 Chi sa se il soffio dell’uomo sale in alto e se il soffio della bestia scende in basso nella terra? 22 Io ho dunque visto che non c’è nulla di meglio per l’uomo del rallegrarsi nel compiere il suo lavoro; tale è la sua parte. Infatti, chi potrà farlo tornare per godere di ciò che verrà dopo di lui?

I mali e i tormenti della vita

(C)Mi sono messo poi a considerare tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole; ed ecco, le lacrime degli oppressi, i quali non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori c’è la violenza, mentre quelli non hanno chi li consoli. Perciò ho stimato i morti, che sono già morti, più felici dei vivi, che sono vivi tuttora; più felice degli uni e degli altri è colui che non è ancora venuto all’esistenza, e non ha ancora visto le azioni malvagie che si commettono sotto il sole.

(D)Ho anche visto che ogni fatica e ogni buona riuscita nel lavoro provocano invidia dell’uno contro l’altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. Lo stolto incrocia le braccia e divora la sua carne. Vale più una mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio e corsa dietro al vento.

Ho anche visto un’altra vanità sotto il sole: un tale è solo, senza nessuno che gli stia vicino; non ha né figlio né fratello, e tuttavia si affatica senza fine, i suoi occhi non si saziano mai di ricchezze. Non riflette: «Ma per chi dunque mi affatico e mi privo di ogni bene?» Anche questa è una vanità, un’ingrata occupazione.

Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. 10 Infatti, se l’uno cade, l’altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo e cade senza avere un altro che lo rialzi! 11 Così pure, se due dormono assieme, si riscaldano; ma chi è solo come farà a riscaldarsi? 12 Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto.

13 Meglio un ragazzo povero e saggio che un re vecchio e stolto che non sa più ascoltare i consigli. 14 È uscito di prigione per essere re: egli, che era nato povero nel suo futuro regno. 15 Ho visto tutti i viventi che vanno e vengono sotto il sole unirsi al ragazzo che doveva succedere al re e regnare al suo posto. 16 Era immensa la moltitudine di tutti coloro alla cui testa egli si trovava. Eppure, quelli che verranno in seguito non si rallegreranno di lui! Anche questo è vanità e un correre dietro al vento.

Il pericolo della lingua

(E)Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio e avvicìnati per ascoltare, anziché per offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure che fanno male.

Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra. Le tue parole siano dunque poche, poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati.

Quando hai fatto un voto a Dio non indugiare ad adempierlo, perché egli non si compiace degli stolti; adempi il voto che hai fatto. Meglio è per te non far voti, che farne e poi non adempierli. Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole; non dire davanti al messaggero di Dio: «È stato uno sbaglio». Dio dovrebbe forse adirarsi per le tue parole e distruggere l’opera delle tue mani? Infatti, se vi sono vanità nei molti sogni, ve ne sono anche nelle molte parole; perciò temi Dio!

Illusione delle ricchezze

(F)Se vedi nella provincia l’oppressione del povero e la violazione del diritto e della giustizia, non te ne meravigliare; poiché sopra un uomo in alto veglia uno che sta più in alto, e sopra di loro sta un Altissimo. Ma vantaggioso per un paese è, per ogni rispetto, un re che si occupi dei campi.

10 Chi ama l’argento non è saziato con l’argento; e chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta. Anche questo è vanità. 11 Quando abbondano i beni, abbondano anche quelli che li mangiano; e quale vantaggio ne viene ai possessori, se non di vedere quei beni con i loro occhi? 12 Dolce è il sonno del lavoratore, abbia egli poco o molto da mangiare; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire.

13 C’è un male grave che io ho visto sotto il sole; delle ricchezze conservate dal loro possessore, per sua sventura. 14 Queste ricchezze vanno perdute per qualche avvenimento funesto; e se ha generato un figlio, questi resta senza nulla in mano. 15 Uscito nudo dal grembo di sua madre, quel possessore se ne va com’era venuto; di tutta la sua fatica non può prendere nulla da portare con sé. 16 Anche questo è un male grave: che egli se ne vada tale e quale era venuto; qual profitto gli viene dall’avere faticato per il vento? 17 Per di più, durante tutta la vita egli mangia nelle tenebre e ha molti fastidi, malanni e crucci.

18 Ecco quello che ho visto: buona e bella cosa è per l’uomo mangiare, bere, godere del benessere in mezzo a tutta la fatica che egli sostiene sotto il sole, tutti i giorni di vita che Dio gli ha dati; poiché questa è la sua parte. 19 E ancora, se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e di gioire della sua fatica, è questo un dono di Dio; 20 un tale uomo infatti non si ricorderà troppo dei giorni della sua vita, poiché Dio gli concede gioia nel cuore.

Insoddisfazione dell’uomo

(G)C’è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli uomini: eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere di goderne; ne gode uno straniero. Ecco una vanità, un male grave. Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è più felice di lui. Infatti l’aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell’altro. Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non va tutto a finire in un medesimo luogo?

Tutta la fatica dell’uomo è per la sua bocca, però l’appetito suo non è mai sazio. Che vantaggio ha il saggio sullo stolto? O che vantaggio ha il povero che sa come comportarsi in presenza dei viventi? Vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. 10 Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è noto che cosa l’uomo è, e che non può contendere con Colui che è più forte di lui. 11 Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all’uomo? 12 Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l’uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un’ombra? Chi sa dire all’uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole?

Le prove, la saggezza e la moderazione

(H)Una buona reputazione vale più dell’olio profumato, e il giorno della morte è meglio del giorno della nascita. È meglio andare in una casa in lutto, che andare in una casa in festa; poiché là è la fine di ogni uomo, e colui che vive vi porrà mente. La tristezza vale più del riso; poiché quando il viso è afflitto, il cuore diventa migliore. Il cuore del saggio è nella casa del pianto; ma il cuore degli stolti è nella casa della gioia. Vale più udire la riprensione del saggio, che udire la canzone degli stolti. Infatti quale è lo scoppiettio dei pruni sotto una pentola, tale è il riso dello stolto. Anche questo è vanità. Certo l’oppressione rende insensato il saggio, e il dono fa perdere il senno.

Vale più la fine di una cosa, che il suo principio; e lo spirito paziente vale più dello spirito altero. Non ti affrettare a irritarti nello spirito tuo, perché l’irritazione riposa in seno agli stolti. 10 Non dire: «Come mai i giorni di prima erano migliori di questi?», poiché non è da saggio domandarsi questo.

11 (I)La saggezza è buona quanto un’eredità, e anche di più, per quelli che vedono il sole. 12 Infatti la saggezza offre un riparo, come l’offre il denaro; ma l’eccellenza della scienza sta in questo, che la saggezza fa vivere quelli che la possiedono. 13 Considera l’opera di Dio; chi potrà raddrizzare ciò che egli ha reso curvo? 14 Nel giorno della prosperità godi del bene, e nel giorno dell’avversità rifletti. Dio ha fatto l’uno come l’altro, affinché l’uomo non scopra nulla di ciò che sarà dopo di lui.

15 (J)Ho visto tutto questo nei giorni della mia vanità. C’è un tale giusto che perisce per la sua giustizia, e c’è un tale empio che prolunga la sua vita con la sua malvagità. 16 Non essere troppo giusto e non farti troppo saggio; perché vorresti rovinarti? 17 Non essere troppo empio e non essere stolto; perché dovresti morire prima del tempo? 18 È bene che tu ti attenga fermamente a questo, e che non allontani la mano da quello; chi teme Dio infatti evita tutte queste cose. 19 La saggezza dà al saggio più forza che non facciano dieci capi in una città. 20 Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai. 21 Non porre dunque mente a tutte le parole che si dicono, per non sentirti maledire dal tuo servo; 22 poiché il tuo cuore sa che spesso anche tu hai maledetto altri.

La saggezza non si trova quaggiù

23 (K)Io ho esaminato tutto questo con saggezza. Ho detto: «Voglio acquistare saggezza», ma la saggezza è rimasta lontano da me. 24 Una cosa che è tanto lontana e tanto profonda chi potrà trovarla? 25 Io mi sono applicato in cuor mio a riflettere, a investigare, a cercare la saggezza e il perché delle cose, e a riconoscere che l’empietà è una follia e la stoltezza una pazzia. 26 Ho trovato una cosa più amara della morte: la donna tutta tranelli, il cui cuore non è altro che reti e le cui mani sono catene; chi è gradito a Dio le sfugge, ma il peccatore rimane preso da lei. 27 «Ecco, questo ho trovato», dice l’Ecclesiaste, «dopo aver esaminato le cose una ad una per afferrarne la ragione; 28 ecco quello che io cerco ancora, senza averlo trovato: un uomo fra mille l’ho trovato, ma una donna fra tutte non l’ho trovata. 29 Questo soltanto ho trovato: che Dio ha fatto l’uomo retto, ma gli uomini hanno cercato molti sotterfugi».

Riflessioni varie

(L)Chi è come il saggio? E chi conosce la spiegazione delle cose? La saggezza di un uomo gli rischiara il viso, e la durezza del suo volto ne è mutata.

Io ti dico: «Osserva gli ordini del re», e questo a causa del giuramento che hai fatto davanti a Dio. Non ti affrettare ad allontanarti dalla sua presenza e non persistere in una cosa cattiva, perché egli può fare tutto quello che gli piace. Infatti la parola del re è potente; e chi gli può dire: «Che fai?» Chi osserva il comandamento non conosce disgrazia, e il cuore dell’uomo saggio sa che c’è un tempo e un giudizio, perché per ogni cosa c’è un tempo e un giudizio; poiché la malvagità dell’uomo pesa gravemente addosso a lui. L’uomo, infatti, non sa quel che avverrà; poiché chi gli dirà come andranno le cose? Non c’è uomo che abbia potere sul vento per poterlo trattenere, o che abbia potere sul giorno della morte; non c’è congedo in tempo di guerra, e l’iniquità non può salvare chi la commette.

(M)Ho visto tutto questo e ho posto mente a tutto quello che si fa sotto il sole, quando l’uomo domina sugli uomini per loro sventura. 10 Ho visto allora degli empi ricevere sepoltura ed entrare nel loro riposo, e di quelli che si erano comportati con rettitudine andarsene lontano dal luogo santo ed essere dimenticati nella città. Anche questo è vanità. 11 Siccome la sentenza contro un’azione cattiva non si esegue prontamente, il cuore dei figli degli uomini è pieno della voglia di fare il male. 12 Sebbene il peccatore faccia cento volte il male, e anche prolunghi i suoi giorni, tuttavia io so che il bene è per quelli che temono Dio, che provano timore in sua presenza. 13 Ma non c’è bene per l’empio ed egli non prolungherà i suoi giorni come fa l’ombra che si allunga, perché non prova timore in presenza di Dio.

14 C’è una vanità che avviene sulla terra; ed è che vi sono dei giusti i quali sono trattati come se avessero fatto l’opera degli empi, e ci sono degli empi i quali sono trattati come se avessero fatto l’opera dei giusti. Io ho detto che anche questo è vanità. 15 Così io ho lodato la gioia, perché non c’è per l’uomo altro bene sotto il sole, il sole all’infuori del mangiare, del bere e del gioire; questo è quello che lo accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole.

16 Quando ho applicato il mio cuore a conoscere la saggezza e a considerare le cose che si fanno sulla terra, perché gli occhi dell’uomo non godono sonno né giorno né notte, 17 allora ho scrutato tutta l’opera di Dio e ho visto che l’uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole. Egli ha un bell’affaticarsi a cercarne la spiegazione, ma non riesce a trovarla; e anche se il saggio pretende di saperla, non può però trovarla.

Impossibilità per l’uomo di risolvere i suoi problemi

(N)Sì, io ho applicato a tutto questo il mio cuore e ho cercato di chiarirlo: che cioè i giusti e i saggi e le loro opere sono nelle mani di Dio; l’uomo non sa neppure se amerà o se odierà; tutto è possibile. Tutto succede ugualmente a tutti: la medesima sorte attende il giusto e l’empio, il buono e puro e l’impuro, chi offre sacrifici e chi non li offre; tanto è il buono quanto il peccatore, tanto è colui che giura quanto chi teme di giurare. Questo è un male fra tutto quello che si fa sotto il sole: che tutti abbiano una medesima sorte. Così il cuore dei figli degli uomini è pieno di malvagità e hanno la follia nel cuore mentre vivono; poi se ne vanno ai morti. Per chi è associato a tutti gli altri viventi c’è speranza; perché un cane vivo vale più di un leone morto. Infatti i viventi sanno che moriranno; ma i morti non sanno nulla e per essi non c’è più salario, poiché la loro memoria è dimenticata. Il loro amore come il loro odio e la loro invidia sono da lungo tempo periti, ed essi non hanno più né avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole.

Va’, mangia il tuo pane con gioia e bevi il tuo vino con cuore allegro, perché Dio ha già gradito le tue opere. Siano le tue vesti bianche in ogni tempo, e l’olio non manchi mai sul tuo capo. Godi la vita con la moglie che ami, per tutti i giorni della vita della tua vanità, che Dio ti ha data sotto il sole per tutto il tempo della tua vanità; poiché questa è la tua parte nella vita, in mezzo a tutta la fatica che sostieni sotto il sole. 10 Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai non c’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza.

11 (O)Io mi sono rimesso a considerare che, sotto il sole, per correre non basta essere agili, né basta per combattere essere valorosi, né essere saggi per avere del pane, né essere intelligenti per avere delle ricchezze, né essere abili per ottenere favore; poiché tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze. 12 L’uomo infatti non conosce la sua ora; come i pesci che sono presi nella rete fatale e come gli uccelli che sono colti nel laccio, così i figli degli uomini sono presi nel laccio al tempo dell’avversità, quando essa piomba su di loro improvvisa.

13 Ho visto sotto il sole anche questo esempio di saggezza che mi è parsa grande. 14 C’era una piccola città, con dentro pochi uomini; un gran re le marciò contro, la cinse d’assedio e le costruì contro dei grandi bastioni. 15 Ora in essa si trovò un uomo povero e saggio che con la sua saggezza salvò la città. Eppure nessuno conservò ricordo di quell’uomo povero.

16 Allora io dissi: «La saggezza vale più della forza»; ma la saggezza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate. 17 Le parole dei saggi ascoltate nella tranquillità valgono più delle grida di chi domina fra gli stolti. 18 La saggezza vale più degli strumenti di guerra; ma un solo peccatore distrugge un gran bene.

Riflessioni sulla follia

10 (P)Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l’olio del profumiere: un po’ di follia guasta il pregio della saggezza e della gloria. Il saggio ha il cuore alla sua destra, ma lo stolto l’ha alla sua sinistra. Anche quando lo stolto va per la via, il senno gli manca e mostra a tutti[a] che è uno stolto. Se il sovrano si adira contro di te, non lasciare il tuo posto; perché la dolcezza evita grandi peccati.

C’è un male che ho visto sotto il sole, un errore che proviene da chi governa: che, cioè, la stoltezza occupa posti altissimi e i ricchi seggono in luoghi bassi. Ho visto degli schiavi a cavallo e dei prìncipi camminare a piedi come gli schiavi.

Chi scava una fossa vi cadrà dentro, e chi demolisce un muro sarà morso dalla serpe. Chi smuove le pietre ne rimarrà contuso, e chi spacca la legna corre un pericolo. 10 Se il ferro perde il taglio e uno non lo arrota, bisogna che raddoppi la forza; ma la saggezza ha il vantaggio di riuscire sempre.

11 Se il serpente morde prima di essere incantato, l’incantatore diventa inutile.

12 Le parole della bocca del saggio sono piene di grazia; ma le labbra dello stolto sono causa della sua rovina. 13 Il principio delle parole della sua bocca è stoltezza e la fine del suo dire è malvagia pazzia. 14 Lo stolto moltiplica le parole; eppure l’uomo non sa quel che gli avverrà; e chi gli dirà quel che succederà dopo di lui? 15 La fatica dello stolto lo stanca, perché egli non sa neppure la via della città.

16 (Q)Guai a te, o paese il cui re è un bambino e i cui prìncipi mangiano fin dal mattino! 17 Beato te, o paese il cui re è di nobile stirpe e i cui prìncipi si mettono a tavola al tempo convenevole, per ristorare le forze e non per ubriacarsi! 18 Per la pigrizia sprofonda il soffitto; per la rilassatezza delle mani piove in casa. 19 Il convito è fatto per gioire, il vino rende gaia la vita e il denaro risponde a tutto.

20 Non maledire il re, neppure con il pensiero; e non maledire il ricco nella camera dove dormi; poiché un uccello del cielo potrebbe spargerne la voce e un messaggero alato pubblicare la cosa.

Del fare il bene mentre se ne ha il tempo

11 (R)Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai. Fanne parte a sette, e anche a otto, perché tu non sai che male può avvenire sulla terra. Quando le nuvole sono piene di pioggia, la riversano sulla terra; e se un albero cade verso il sud o verso il nord, dove cade, là rimane. Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà. Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa in seno alla donna incinta, così non conosci l’opera di Dio, che fa tutto. Fin dal mattino semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni.

(S)La luce è dolce, ed è cosa piacevole agli occhi vedere il sole. Se dunque un uomo vive molti anni, si rallegri tutti questi anni e pensi ai giorni delle tenebre, che saranno molti; tutto quello che avverrà è vanità.

Il tempo favorevole per cercare Dio

12 (T)Rallègrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio! Bandisci dal tuo cuore la tristezza e allontana dalla tua carne la sofferenza; poiché la giovinezza e l’aurora sono vanità. Ma ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»; prima che il sole, la luce, la luna e le stelle si oscurino, e le nuvole tornino dopo la pioggia; prima dell’età in cui i guardiani della casa tremano, gli uomini forti si curvano, le macinatrici si fermano perché sono ridotte a poche, quelli che guardano dalle finestre si oscurano, i due battenti della porta si chiudono sulla strada perché diminuisce il rumore della macina; in cui l’uomo si alza al canto dell’uccello, tutte le figlie del canto si affievoliscono, in cui uno ha paura delle alture, ha degli spaventi mentre cammina, in cui fiorisce il mandorlo, la locusta si fa pesante e il cappero non fa più effetto, perché l’uomo se ne va alla sua dimora eterna e i piagnoni percorrono le strade; prima che il cordone d’argento si stacchi, il vaso d’oro si spezzi, la brocca si rompa sulla fonte, la ruota infranta cada nel pozzo; prima che la polvere torni alla terra com’era prima e lo spirito torni a Dio che l’ha dato.

10 «Vanità delle vanità», dice l’Ecclesiaste, «tutto è vanità».

Timore di Dio e ubbidienza

11 (U)L’Ecclesiaste, oltre a essere un saggio, ha anche insegnato al popolo la scienza e ha ponderato, scrutato e messo in ordine un gran numero di sentenze. 12 L’Ecclesiaste si è applicato a trovare parole gradevoli; esse sono state scritte con rettitudine e sono parole di verità. 13 Le parole dei saggi sono come degli stimoli e le collezioni delle sentenze sono come chiodi ben piantati; esse sono date da un solo pastore. 14 Del resto, figlio mio, sta’ in guardia: si fanno dei libri in numero infinito; molto studiare è una fatica per il corpo.

15 Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo». 16 Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male.

(V)(W)Il Cantico dei Cantici di Salomone.

Mi baci egli dei baci della sua bocca, poiché le tue carezze sono migliori del vino.

I tuoi profumi hanno un odore soave, il tuo nome è un profumo che si spande; perciò ti amano le fanciulle!

Attirami a te! Noi ti correremo dietro! Il re mi ha condotta nei suoi appartamenti. Noi gioiremo, ci rallegreremo a motivo di te; noi celebreremo le tue carezze più del vino! A ragione sei amato!

(X)Sono scura ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone.

Non guardate se sono scura; è il sole che mi ha abbronzata. I figli di mia madre si sono adirati contro di me; mi hanno fatta guardiana delle vigne, ma io la mia vigna non l’ho custodita.

O tu che il mio cuore ama, dimmi dove conduci a pascolare il tuo gregge e dove lo fai riposare sul mezzogiorno. Infatti, perché sarei io come una donna sperduta, presso le greggi dei tuoi compagni?

Se non lo sai, o la più bella delle donne, esci e segui le tracce delle pecore, e fa’ pascolare i tuoi capretti presso le tende dei pastori.

(Y)Amica mia, io ti assomiglio alla mia cavalla che si attacca ai carri del faraone.

10 Le tue guance sono belle in mezzo alle collane, il tuo collo è bello tra i filari di perle.

11 Noi ti faremo delle collane d’oro con dei punti d’argento.

12 Mentre il re è nel suo convito, il mio nardo esala il suo profumo.

13 Il mio amico è per me come un sacchetto di mirra, che passa la notte sul mio seno.

14 Il mio amico è per me come un grappolo di cipro delle vigne di En-Ghedi.

15 Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono come quelli dei colombi.

16 Come sei bello, amico mio, come sei amabile! Anche il nostro letto è verdeggiante.

17 Le travi delle nostre case sono di cedro, i nostri soffitti sono di cipresso.

Io sono la rosa di Saron, il giglio delle valli.

Quale un giglio tra le spine, tale è l’amica mia tra le fanciulle.

Quale è un melo tra gli alberi del bosco, tale è l’amico mio fra i giovani. Io desidero sedermi alla sua ombra, il suo frutto è dolce al mio palato.

Egli mi ha condotta nella casa del convito, l’insegna che stende su di me è amore.

Fortificatemi con schiacciate d’uva passa, sostentatemi con mele, perché sono malata d’amore.

La sua sinistra sia sotto il mio capo, la sua destra mi abbracci!

Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro per le gazzelle, per le cerve dei campi: non svegliate, non svegliate l’amore mio, finché lei non lo desideri!

(Z)Ecco la voce del mio amico! Eccolo che viene, saltando per i monti, balzando per i colli.

L’amico mio è simile a una gazzella, o a un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro e guarda per la finestra, lancia occhiate attraverso le persiane.

10 Il mio amico parla e mi dice: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni,

11 poiché ecco, l’inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n’è andato;

12 i fiori spuntano sulla terra, il tempo del canto è giunto e la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna.

13 Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni».

14 Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave e il tuo viso è bello.

15 Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore!

16 Il mio amico è mio e io sono sua: di lui, che pastura il gregge fra i gigli.

17 Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano, torna, amico mio, come la gazzella o il cerbiatto sui monti che ci separano!

(AA)Sul mio letto, durante la notte, ho cercato il mio amore; l’ho cercato, ma non l’ho trovato.

Ora mi alzerò e andrò attorno per la città, per le strade e per le piazze; cercherò il mio amore. L’ho cercato, ma non l’ho trovato.

Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata; e ho chiesto loro: «Avete visto il mio amore?»

Di poco le avevo passate, quando trovai il mio amore; io l’ho preso, e non lo lascerò finché non l’abbia condotto in casa di mia madre, nella camera di colei che mi ha concepita.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle, per le cerve dei campi: non svegliate, non svegliate l’amore mio, finché lei non lo desideri!

(AB)Chi è colei che sale dal deserto, simile a colonne di fumo, profumata di mirra e d’incenso e d’ogni aroma dei mercanti?

Ecco la lettiga di Salomone, intorno a cui stanno sessanta prodi, fra i più valorosi d’Israele.

Tutti maneggiano la spada, sono esperti nelle armi; ciascuno ha la sua spada al fianco, per gli spaventi notturni.

Il re Salomone si è fatto una lettiga di legno del Libano.

10 Ne ha fatto le colonne d’argento, la spalliera d’oro, il sedile di porpora; in mezzo è un ricamo, lavoro d’amore delle figlie di Gerusalemme.

11 Uscite, figlie di Sion, ammirate il re Salomone con la corona di cui l’ha incoronato sua madre il giorno delle sue nozze, il giorno della gioia del suo cuore.

(AC)Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi, dietro il tuo velo, somigliano a quelli delle colombe; i tuoi capelli sono come un gregge di capre, sospese ai fianchi del monte di Galaad.

I tuoi denti sono come un branco di pecore tosate che tornano dal lavatoio; tutte hanno dei gemelli, non ce n’è una che sia sterile.

Le tue labbra somigliano a un filo scarlatto, la tua bocca è graziosa; le tue gote, dietro il tuo velo, sono come un pezzo di melagrana.

Il tuo collo è come la torre di Davide, costruita per essere un’armeria; mille scudi vi sono appesi, tutti gli scudi dei valorosi.

Le tue mammelle sono due gemelli di gazzella che pascolano tra i gigli.

Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano, io andrò al monte della mirra e al colle dell’incenso.

Tu sei tutta bella, amica mia, e non c’è nessun difetto in te.

Vieni con me dal Libano, o mia sposa; vieni con me dal Libano! Guarda dalla cima dell’Amana, dalla cima del Sanir e dell’Ermon, dalle spelonche dei leoni, dai monti dei leopardi.

Tu mi hai rapito il cuore, o mia sorella, o sposa mia! Tu mi hai rapito il cuore con uno solo dei tuoi sguardi, con uno solo dei monili del tuo collo.

10 Quanto sono dolci le tue carezze, o mia sorella, o sposa mia! Come le tue carezze sono migliori del vino, come l’odore dei tuoi profumi è più soave di tutti gli aromi!

11 Sposa mia, le tue labbra stillano miele, miele e latte sono sotto la tua lingua; l’odore delle tue vesti è come l’odore del Libano.

12 O mia sorella, o sposa mia, tu sei un giardino serrato, una sorgente chiusa, una fonte sigillata.

13 I tuoi germogli sono un giardino di melograni e d’alberi di frutti deliziosi, di piante di cipro e di nardo;

14 di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo, e di ogni albero da incenso; di mirra e d’aloe, e di ogni più squisito aroma.

15 Tu sei una fontana di giardino, una sorgente d’acqua viva, un ruscello che scende giù dal Libano.

16 Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud! Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi! Venga l’amico mio nel suo giardino e ne mangi i frutti deliziosi!

Sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia. Ho colto la mia mirra e i miei aromi, ho mangiato il mio favo di miele, ho bevuto il mio vino e il mio latte. Amici, mangiate, bevete, inebriatevi d’amore!

(AD)Io dormivo, ma il mio cuore vegliava. Sento la voce del mio amico che bussa e dice: «Aprimi, sorella mia, amica mia, colomba mia, o mia perfetta! Poiché il mio capo è coperto di rugiada e le mie chiome sono piene di gocce della notte».

Io mi sono tolta la gonna; come me la rimetterei ancora? Mi sono lavata i piedi; come li sporcherei ancora?

L’amico mio ha passato la mano per la finestra, il mio amore si è agitato per lui.

Mi sono alzata per aprire al mio amico, e le mie mani hanno stillato mirra, le mie dita mirra liquida, sulla maniglia della serratura.

Ho aperto all’amico mio, ma l’amico mio si era ritirato, era partito. Ero fuori di me mentre egli parlava! L’ho cercato, ma non l’ho trovato; l’ho chiamato, ma non mi ha risposto.

Le guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata, mi hanno battuta, mi hanno ferita; le guardie delle mura mi hanno strappato il velo.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio amico, che gli direte? Che sono malata d’amore.

Che è dunque l’amico tuo, più di un altro amico, o la più bella fra le donne? Che è dunque l’amico tuo, più di un altro amico, che così ci scongiuri?

10 L’amico mio è bianco e vermiglio, e si distingue fra diecimila.

11 Il suo capo è oro finissimo, le sue chiome sono crespe, nere come il corvo.

12 I suoi occhi paiono colombe in riva a ruscelli, che si lavano nel latte, montati nei castoni di un anello.

13 Le sue gote sono come un’aia di aromi, come aiuole di fiori odorosi; le sue labbra sono gigli e stillano mirra liquida.

14 Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di berilli; il suo corpo è d’avorio lucente, coperto di zaffiri.

15 Le sue gambe sono colonne di marmo, fondate su basi d’oro puro. Il suo aspetto è come il Libano, superbo come i cedri.

16 Il suo palato è tutto dolcezza, tutta la sua persona è un incanto. Tale è l’amore mio, tale è l’amico mio, o figlie di Gerusalemme.

Dov’è andato il tuo amico, o la più bella fra le donne? Quale direzione ha preso l’amico tuo? Noi lo cercheremo con te.

Il mio amico è sceso nel suo giardino, nelle aie degli aromi, a pascolare le greggi nei giardini e cogliere gigli.

Io sono dell’amico mio; e l’amico mio, che pascola il gregge tra i gigli, è mio.

(AE)Amica mia, tu sei bella come Tirza, vaga come Gerusalemme, tremenda come un esercito a bandiere spiegate.

Distogli da me i tuoi occhi, che mi turbano. I tuoi capelli sono come un gregge di capre, sospese ai fianchi di Galaad.

I tuoi denti sono come un branco di pecore che tornano dal lavatoio; tutte hanno dei gemelli, non ce n’è una che sia sterile.

Le tue gote, dietro il tuo velo, sono come un pezzo di melagrana.

Ci sono sessanta regine, ottanta concubine e fanciulle innumerevoli,

ma la mia colomba, la perfetta mia, è unica; è l’unica di sua madre, la prescelta di colei che l’ha partorita. Le fanciulle la vedono e la proclamano beata; la vedono pure le regine e le concubine e la lodano.

10 Chi è colei che appare come l’alba, bella come la luna, pura come il sole, tremenda come un esercito a bandiere spiegate?

11 Io sono discesa nel giardino dei noci a vedere le piante verdi della valle, a vedere se le viti mettevano le gemme, se i melograni erano in fiore.

12 Io non so come, ma son diventata timida, eppure figlia di gente nobile[b].

Torna, torna, o Sulamita, torna, torna, che ti ammiriamo. Perché ammirate la Sulamita come una danza a due schiere?

(AF)Come sono belli i tuoi piedi nei tuoi calzari, o figlia di principe! I contorni dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mano d’artefice.

Il tuo ombelico è una tazza rotonda, dove non manca mai vino profumato. Il tuo grembo è un mucchio di grano, circondato di gigli.

Le tue mammelle sembrano due gemelli di gazzella.

Il tuo collo è come una torre d’avorio; i tuoi occhi sono come le piscine di Chesbon presso la porta di Bat-Rabbim. Il tuo naso è come la torre del Libano, che guarda verso Damasco.

Il tuo capo si eleva come il Carmelo e la chioma del tuo capo sembra di porpora; un re è incatenato dalle tue trecce!

Quanto sei bella, quanto sei piacevole, amore mio, in mezzo alle delizie!

La tua statura è simile alla palma, le tue mammelle a grappoli d’uva.

Ho detto: «Io salirò sulla palma e mi appiglierò ai suoi rami». Siano le tue mammelle come grappoli di vite, il profumo del tuo fiato, come quello delle mele,

10 e la tua bocca, come un vino generoso che cola dolcemente per il mio amico e scivola fra le labbra di quelli che dormono.

11 (AG)Io sono del mio amico, verso me va il suo desiderio.

12 Vieni, amico mio, usciamo ai campi, passiamo la notte nei villaggi!

13 Fin dal mattino andremo nelle vigne; vedremo se la vite ha sbocciato, se il suo fiore si apre, se i melograni fioriscono. Là ti darò le mie carezze.

14 Le mandragole[c] mandano profumo, sulle nostre porte stanno frutti deliziosi di ogni specie, nuovi e vecchi, che ho serbati per te, amico mio.

Oh, perché non sei tu come un mio fratello, allattato dal seno di mia madre! Trovandoti fuori, ti bacerei e nessuno mi disprezzerebbe.

Ti condurrei, t’introdurrei in casa di mia madre; tu m’istruiresti e io ti darei da bere vino aromatico, succo del mio melograno.

La sua sinistra sia sotto il mio capo e la sua destra mi abbracci!

Figlie di Gerusalemme, io vi scongiuro: non svegliate, non svegliate l’amor mio, finché lei non lo desideri!

(AH)Chi è colei che sale dal deserto appoggiata all’amico suo? Io ti ho svegliata sotto il melo, dove tua madre ti ha partorito, dove quella che ti ha partorito si è sgravata di te.

Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte come la morte, la gelosia è dura come il soggiorno dei morti. I suoi ardori sono ardori di fuoco, fiamma potente.

Le grandi acque non potrebbero spegnere l’amore, i fiumi non potrebbero sommergerlo. Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell’amore, sarebbe del tutto disprezzato.

(AI)Noi abbiamo una piccola sorella, che non ha ancora mammelle; che faremo della nostra sorella, quando si tratterà di lei?

Se è un muro, costruiremo su di lei una torretta d’argento; se è un uscio, la chiuderemo con una tavola di cedro.

10 Io sono un muro, e le mie mammelle sono come torri; io sono stata ai suoi occhi come chi ha trovato pace.

11 Salomone aveva una vigna a Baal-Amon; egli affidò la vigna a dei guardiani, ognuno dei quali portava, come frutto, mille sicli d’argento.

12 La mia vigna, che è mia, la guardo da me; tu, Salomone, tieni per te i tuoi mille sicli, e ne abbiano duecento quelli che guardano il frutto della tua!

13 Tu che abiti nei giardini, i compagni stanno attenti alla tua voce! Fammela udire!

14 Fuggi, amico mio, come una gazzella o un cerbiatto, sui monti degli aromi!

Nuova Riveduta 2006 (NR2006)

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