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Read the Bible from start to finish, from Genesis to Revelation.
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Nuova Riveduta 1994 (NR1994)
Version
Giobbe 29-31

Ultima replica di Giobbe: prosperità e felicità del passato

29 (A)*Giobbe riprese il suo discorso e disse:

«Oh, potessi tornare come ai mesi
d'una volta,
come nei giorni in cui Dio mi
proteggeva,

quando la sua lampada mi
risplendeva sul capo
e alla sua luce io camminavo nelle
tenebre!

Oh, fossi com'ero ai giorni della mia maturità,
quando Dio vegliava amico sulla
mia tenda,

quando l'Onnipotente stava ancora
con me
e avevo i miei figli intorno a me;

quando mi lavavo i piedi nel latte
e dalla roccia mi fluivano ruscelli
d'olio!

Se uscivo per andare alla *porta
della città
e mi facevo preparare il seggio sulla
piazza,

i giovani, al vedermi, si ritiravano,
i vecchi si alzavano e rimanevano
in piedi;

i notabili cessavano di parlare
e si mettevano la mano sulla bocca;

10 la voce dei capi diventava muta,
la lingua si attaccava al loro palato.

11 L'orecchio che mi udiva mi diceva beato;
l'occhio che mi vedeva mi rendeva
testimonianza,

12 perché salvavo il misero che gridava aiuto
e l'orfano che non aveva chi
lo soccorresse.

13 Scendeva su di me la benedizione
di chi stava per perire,
facevo esultare il cuore della vedova.

14 La giustizia era il mio vestito e io
il suo;
la rettitudine era come il mio mantello e il mio turbante.

15 Ero l'occhio del cieco,
il piede dello zoppo;

16 ero il padre dei poveri,
studiavo a fondo la causa dello
sconosciuto.

17 Spezzavo la ganascia al malfattore,
gli facevo lasciare la preda che aveva fra i denti.

18 Dicevo: “Morirò nel mio nido,
moltiplicherò i miei giorni come
la sabbia;

19 le mie radici si stenderanno verso
le acque,
la rugiada passerà la notte sui miei
rami;

20 la mia gloria sempre si rinnoverà,
l'arco rinverdirà nella mia mano”.

21 I presenti mi ascoltavano fiduciosi,
tacevano per udire il mio parere.

22 Quando avevo parlato, non
replicavano;
la mia parola scendeva su di loro come una rugiada.

23 Mi aspettavano come si aspetta
la pioggia;
aprivano larga la bocca come a un
acquazzone di primavera.

24 Io sorridevo loro quand'erano
sfiduciati;
non potevano oscurare la luce del mio volto.

25 Quando andavo da loro, mi sedevo come capo;
ero come un re tra le sue schiere,
come un consolatore in mezzo agli
afflitti.

Miseria e umiliazione di Giobbe

30 (B)«Ora servo da zimbello ai piú
giovani di me,
i cui padri non avrei reputato degni
di stare
fra i cani del mio gregge!

A che mi sarebbe servita la forza
delle loro mani?
Gente incapace a raggiungere l'età
matura,

smunta dalla miseria e dalla fame,
ridotta a brucare nel deserto
la terra da tempo nuda e desolata,

strappando erba salsa presso
i cespugli,
ed avendo per pane radici di ginestra.

Sono scacciati di mezzo agli uomini,
la gente grida loro dietro come
dietro al ladro,

abitano in burroni orrendi,
nelle caverne della terra e fra le rocce;

ragliano fra i cespugli,
si sdraiano alla rinfusa sotto i rovi;

gente da nulla, razza senza nome,
cacciata via dal paese a bastonate.

Ora io sono il tema delle loro
canzoni,
il soggetto dei loro discorsi.

10 Mi detestano, mi fuggono,
non si trattengono dallo sputarmi in faccia.

11 Non hanno piú ritegno, mi umiliano,
rompono ogni freno in mia presenza.

12 Questa gentaglia insorge alla mia
destra, m'incalzano,
e si appianano le vie contro di me per distruggermi.

13 Hanno sovvertito il mio cammino,
traggono vantaggio dalla mia rovina,
essi che nessuno vorrebbe soccorrere!

14 Avanzano come attraverso
un'ampia breccia,
si precipitano davanti in mezzo
alle rovine.

15 Terrori mi si rovesciano addosso;
il mio onore è portato via come
dal vento,
è passata come una nube la mia felicità.

16 (C)«Ora mi consumo,
mi hanno colto i giorni dell'afflizione.

17 La notte mi trafigge, mi stacca
le ossa,
e i dolori che mi rodono non hanno
sosta.

18 Per la gran violenza del mio male
la mia veste si sforma,
mi si serra addosso come una tunica.

19 Dio m'ha gettato nel fango,
e rassomiglio alla polvere e alla cenere.

20 Io grido a te, ma tu non mi rispondi;
ti sto davanti, ma tu non mi consideri!

21 Ti sei mutato in nemico crudele
verso di me;
mi perseguiti con la potenza della
tua mano.

22 Mi alzi per aria, mi fai portar via
dal vento,
e mi annienti nella tempesta.

23 Infatti, lo so, tu mi conduci
alla morte,
alla casa di convegno di tutti i viventi.

24 Forse chi sta per perire non
protende la mano
e nell'angoscia sua non grida aiuto?

25 Non piangevo io forse per chi era nell'avversità
e non ero io angustiato per il povero?

26 Speravo il bene, ma è venuto
il male;
aspettavo la luce, ma è venuta
l'oscurità!

27 Le mie viscere bollono e non hanno riposo,
sono venuti per me giorni d'afflizione.

28 Me ne vado tutto annerito,
ma non dal sole;
mi alzo in mezzo all'assemblea e grido aiuto;

29 sono diventato fratello degli
sciacalli,
compagno degli struzzi.

30 La mia pelle è nera e cade a pezzi;
le mie ossa sono calcinate dall'arsura.

31 La mia cetra non dà piú che accenti di lutto,
e la mia zampogna voce di pianto.

Conclusione di Giobbe: non ha nulla da rimproverarsi

31 (D)«Io avevo stretto un patto con
i miei occhi;
io non avrei fissato lo sguardo sopra
una vergine.

Che parte mi avrebbe assegnato Dio dall'alto,
quale eredità mi avrebbe data
l'Onnipotente dai luoghi eccelsi?

La sventura non è forse per
il perverso,
e le sciagure per quelli che fanno il male?

Dio non vede forse le mie vie?
Non conta tutti i miei passi?

Se ho camminato insieme alla
menzogna,
se il piede mio si è affrettato dietro alla frode

(Dio mi pesi con bilancia giusta
e riconoscerà la mia integrità),

se i miei passi hanno deviato dalla retta via,
se il mio cuore è andato dietro ai miei occhi,
se qualche sozzura mi si è attaccata alle mani,

che io semini e un altro mangi,
e quanto è cresciuto nei miei campi sia sradicato!

Se il mio cuore si è lasciato sedurre da una donna,
se ho spiato la porta del mio prossimo,

10 che mia moglie giri la *macina
a un altro,
e che altri abusino di lei!

11 Poiché quella sarebbe una
scelleratezza,
un misfatto punito dai giudici,

12 un fuoco che consuma fino
a perdizione,
e che avrebbe distrutto fin dalle radici ogni mia fortuna.

13 Se ho disconosciuto il diritto del
mio servo e della mia serva,
quando erano in lite con me,

14 che farei quando Dio si alzasse per giudicarmi,
e che risponderei quando mi
esaminasse?

15 Chi fece me nel grembo di mia
madre non fece anche lui?
Non ci ha formati nel grembo materno uno stesso Dio?

16 Se ho rifiutato ai poveri quanto
desideravano,
se ho fatto languire gli occhi della
vedova,

17 se ho mangiato da solo il mio pezzo di pane
senza che l'orfano ne mangiasse la sua parte,

18 io che fin da giovane l'ho allevato come un padre,
io che fin dal grembo di mia madre
sono stato guida alla vedova,

19 se ho visto uno soffrire per
mancanza di vesti
o il povero senza una coperta,

20 se non mi hanno benedetto i suoi
fianchi,
ed egli non si è riscaldato con la lana dei miei agnelli,

21 se ho alzato la mano contro l'orfano
perché mi sapevo sostenuto alla *porta della città,

22 che la mia spalla si stacchi dalla sua giuntura,
il mio braccio si spezzi e cada!

23 In effetti mi spaventava il castigo
di Dio,
ero trattenuto dalla maestà di lui.

24 Se ho riposto la mia fiducia
nell'oro,
se all'oro fino ho detto: “Tu sei la mia speranza”,

25 se mi sono rallegrato che le mie
ricchezze fossero grandi
e la mia mano avesse molto
accumulato,

26 se, contemplando il sole che
risplendeva
e la luna che procedeva lucente nella sua corsa,

27 il mio cuore, in segreto, si è lasciato sedurre
e la mia bocca ha posato un bacio
sulla mano[a]

28 (misfatto anche questo punito
dai giudici,
perché avrei difatti rinnegato il Dio che sta lassú),

29 se mi sono rallegrato della sciagura del mio nemico
e ho esultato quando gli è piombata
la sventura

30 (io che non ho permesso alle mie
labbra di peccare
chiedendo la sua morte con
imprecazione),

31 se la gente della mia tenda non
ha detto:
“Chi è che non si sia saziato della carne delle sue bestie?”

32 (Lo straniero non passava la notte fuori;
le mie porte erano aperte al
viandante),

33 se, come fanno gli uomini,
ho coperto i miei errori
celando nel petto la mia *iniquità,

34 perché avevo paura della folla
e del disprezzo delle famiglie,
al punto da starmene tranquillo e non uscir di casa…

35 Oh, avessi pure chi m'ascoltasse!
Ecco qua la mia firma!
L'Onnipotente mi risponda!
Scriva l'avversario mio la sua querela

36 e io la porterò attaccata alla mia
spalla,
me la cingerò come un diadema.

37 Gli renderò conto di tutti i miei
passi,
a lui mi avvicinerò come un principe!

38 Se la mia terra mi grida contro,
se tutti i suoi solchi piangono,

39 se ne ho mangiato il frutto senza
pagarla,
se ho fatto sospirare chi la coltivava,

40 che invece di grano mi nascano
spine,
invece d'orzo mi crescano zizzanie!»
Qui finiscono i discorsi di *Giobbe.

Nuova Riveduta 1994 (NR1994)

Copyright © 1994 by Società Biblica di Ginevra